Prima Conferenza Internazionale sulle tecnologie assistive per le disabilità

Educare, dal latino e-ducere, tirar fuori, permettere che tutte le potenzialità insite nella persona possano svilupparsi.
Educatore, responsabile dell’azione di educare un’altra persona. L’agire educativo pone l’educatore in rapporto con un’altra persona umana: la persona che chiede, che deve essere educata; dunque, l’educatore è responsabile di una persona umana.

Tutto ciò acquista un accento diverso se parliamo di disabilità.

Considerare il disabile portatore di potenzialità è il punto di partenza, il nostro compito (di educatori, di genitori, di insegnanti, di terapisti,…) è quello di aiutare la persona disabile a vivere una vita più vicina possibile all’indipendenza. L’ambiente deve attrezzarsi di “facilitazioni”, impalcature”, “protesi”, che permettano alla persona di autodeterminarsi, di essere autonomo.

La “Prima Conferenza Internazionale sulle Tecnologie Assistive per la Disabilità”, organizzata e promossa dalla Lega del Filo d’Oro – Associazione pioniera nell’applicazione delle tecnologie assistive per le terapie riabilitative delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali – e dalla Taylor&Francis Group International Journal of Development Disabilities, in collaborazione con l’Istituto di Psicologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, sotto la direzione scientifica del Professor Giulio Lancioni – direttore del Centro di Ricerca e membro del Comitato Tecnico Scientifico della Lega del Filo d’Oro e professore ordinario di Psicologia Generale del Dipartimento di Scienze Mediche di Base, neuroscienze e organi di senso dell’Università di Bari, tenutasi a Roma, dal 4 al 6 ottobre 2017, ha dimostrato come la tecnologia in ambito assistenziale abbia fatto passi da gigante. Protesizzando l’ambiente di vita della persona disabile, si possono ridurre al minimo gli ostacoli e, nello stesso tempo, ottimizzare gli aspetti che lo rendono pienamente fruibile e accessibile.
In questi tre giorni, nel nostro Paese, i maggiori scienziati del mondo, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità e numerosi ricercatori italiani, sull’applicazione delle tecnologie assistive per la riabilitazione delle persone con disabilità hanno esposto i loro studi e le loro ricerche dimostrando come queste effettivamente migliorino la qualità della vita delle persone disabili, e non solo.

Ma cosa sono le tecnologie assistive? Sono l’insieme di tutte quelle innovazioni tecnologiche, comprese le applicazioni degli smartphone o dei tablet o ancora la domotica o la robotica, che non sono state inizialmente concepite per le persone con disabilità, ma che possono diventare – anche in una forma modificata ed adattata per la specifica necessità – di fondamentale importanza per queste persone permettendo loro di uscire dall’isolamento e di avere una migliore qualità di vita. Per questa ragione le tecnologie assistive e le ricerche scientifiche sull’applicazione nella riabilitazione delle persone con gravi disabilità rappresentano una risorsa efficace ed importante in grado di rimuovere ostacoli e produrre facilitazioni nel complesso rapporto delle persone con disabilità plurime con l’ambiente di vita quotidiana. Nel caso delle condizioni di gravi disabilità, esse possono divenire uno strumento indispen¬sabile per favorire l’indipendenza.

Taranto era presente alla Prima Internazionale, rappresentata da due Professioniste. Due Educatrici. Barbara Ciro, educatrice e coordinatrice di “Il gusto dell’indipendenza” che è all’interno del Progetto Mediterraneo e sta lavorando sulle applicazioni della tecnologia nei processi di apprendimento della persona con disabilità evolutiva. Maria Di Giorgio, pedagogista, esperta di ICF che nell’ambito dei PROVI, progetti per la vita indipendente che la Regione Puglia ha affidato ad ISACPro, si occupa di individuare soluzioni tecnologiche che favoriscono il rapporto tra la persona e l’ambiente.

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